Il 3 maggio Canicattì celebra il ritrovamento, secondo la tradizione, della Santa Croce avvenuto intorno all’anno 325 da parte di Sant’Elena, madre dell’imperatore Costantino.
Per i canicattinesi, e in particolare per quelli che abitano nel quartiere di Borgalino, si tratta di una ricorrenza molto importante e in tanti si impegnano per la buona riuscita della festa. Ancora sino agli anni 70 gli emigrati prendevano le ferie in questo periodo e tornavano in paese per potere assistere alla manifestazione e così riaffermare le loro origini brualinara.
La statua della Madonna che risiede stabilmente nella chiesa di San Francesco, dopo la processione della Domenica in Albis, viene portata nella chiesa dello Spirito Santo dove si trova il Crocifisso ligneo che poi sarà portato in processione. Durante la permanenza della Madonna a Borgalino i fedeli di san Francesco non si rassegnano al pensiero che la statua non si trovi nella loro chiesa e perciò ogni mattina alle sei con lo stendardo in testa, tra canti e preghiere, si recano allo Spirito Santo per assistere alla Messa dello Stellario. I brualinara, dal canto loro, felici della presenza della Madonna, si impegnano moltissimo e animano le varie funzioni con grande entusiasmo. La chiesa viene apparata con drappi bordò e gli altari traboccano di fiori, mentre nell’aria lo scampanio invita tutti a raccolta. L’intero quartiere è in fermento.
Sino a non molti anni fa, nei tre giorni precedenti la festa si svolgeva un’importante fiera del bestiame e molti venditori forestieri offrivano finimenti e attrezzi da lavoro. Nelle stradine attorno la piazza di Borgalino si installavano diverse bancarelle di dolciumi e soprattutto di cubbaita (il dolce di derivazione araba a base di mandorle, pistacchi e miele).
Ancora oggi, il tre maggio, la città si sveglia con lo sparo dei mortaretti mentre la banda musicale attraversa le vie principali. Verso le dieci un’imponente sfilata di cavalli, muli e asini, la rietina, carichi di grano offerto al Crocifisso, parte dalla chiesa per fare il giro della Via dei Santi. I giovani del paese, tirati a lucido, cavalcano orgogliosi mostrando, oltre le bisacce colme di frumento, anche dei lunghi ceri a cui sono attaccate le banconote che amici e parenti affidano loro da offrire al Crocifisso per “saldare” una qualche promessa.
Il pomeriggio, appena dopopranzo, inizia l’operazione di vestizione delle vare, con i due comitati in gara. Il fercolo della Madonna avrà mazzi di fiori e rami carichi di fave fresche, quello del Crocifisso mazzi di spighe dell’anno passato intrecciate e mazzi di spighe verdi, ma quello che più colpisce i fedeli sono i due fadali (grembiuli) dove sono appuntate le banconote che il popolo facendo ressa offre.
Lentamente la processione con la banda in testa, le vare e i portatori di lunghi ceri adorni di fiori, si avvia per le vie del paese. Da ogni balcone lungo il tragitto una pioggia di petali di rose rende omaggio alla processione. Nella piazza di Borgalino la processione fa una sosta (seggia) e, mentre i fedeli si accalcano per fare le loro offerte, vengono fatti volare grossi palloni di carta raffiguranti il Crocefisso, la Madonna e l’immancabile botte con l’ubriaco a cavalcioni.
La processione riprende accompagnata dalle musiche della banda musicale e dai canti dei fedeli. Il Crocifisso, dopo un’altra sosta in piazza IV novembre, accompagna la Madonna nella sua chiesa di residenza ed ecco i sanfrancescani salutarla con un nutrito sparo di artiglieria, mentre vengono liberate delle colombe bianche che stupite cercano di farsi strada tra il fumo dei mortaretti.
Il Crocifisso ora può fare ritorno a Borgalino. La piazza antistante la chiesa dello Spirito Santo è stracolma di fedeli che nell’attesa dell’evento clou sgranocchia manciate di semi di zucca secchi e salati, ceci e noccioline americane. La vara del Crocifisso si ferma sul sagrato tra la folla. Uno scampanio festoso segna l’inizio del momento che per l’intero anno farà vantare li brualinara: il fuoco di artificio. Scoppi di petardi fragorosi coprono il suono delle grandi campane che battono a stormo. Girandole e coloratissimi scoppi riempiono il cielo di Borgalino rendendo concreta la gioia di tutti i partecipanti alla festa. Dopo quasi un’ora di scoppi fragorosi il simulacro del Crocefisso viene portato in chiesa, ma la festa non è finita.
Passeranno otto giorni di celebrazioni e preghiere e poi la festa dell’ottavario, un momento più intimo per la comunità parrocchiale. Il Crocifisso, questa volta, viene portato in processione in braccio per le vie del quartiere con la gente in ginocchio davanti casa che al passaggio recita:
Cruci,cruciddra mia, lignu sacratu,
dunami cuntu di Gesuzzu miu;
ora lu viu tuttu ‘nchiagatu
ca ‘ddruecu ‘ncapu li vrazza stinniu.
Cruci, comu ‘un tagliasti lu so latu
quannu la lancia crudeli firiu?
Ddruecu ‘ncapu ci sprà lu jatu
e accussì afflittu ‘nni ssu luecu finiu.
Per tutta la durata della festa nei cento cortili del quartiere di Borgalino si aprono tante taverne dove la gente, guidata dalle insegne di rami di carrubo appese agli angoli delle strade, ha modo di lasciarsi andare a bere vino e mangiare uova sode e carciofi lessi.
Come nota curiosa c’è da dire che in parecchi si lanciano in scommesse a chi mangerà più uova, e si ricorda come record un giovanotto che negli anni settanta ne ha ingurgitato ben ventisette.
Giuseppe Lauricella