L'origine del degrado culturale e sociale che tutti oggi osserviamo, soprattutto fra i giovani, ha una radice nella pedagogia teorica di sinistra.
Qualcuno si è mai chiesto come le pedagogie scolastiche condizionino i modelli educativi? Io sì.
Vengo al punto. Come ho scritto nel mio libro BENEDETTA SCUOLA, a mio avviso le cause vanno ricercate nella pedagogia contemporanea del secolo scorso che ha per slogan "Il bambino al centro".
Ebbene, i pedagogisti, che dal dopo guerra hanno raccolto la già nefasta eredità di Maria Montessori, come Loris Malaguzzi inventore del modello di Reggio Children ed ancor peggio Don Milani, ci hanno condotti nel "cul de sac" di un unico approccio pedagogico, quello che viene identificato dagli insegnanti appunto con il sintetico slogan del "bambino al centro".
Diversamente da quanto tutti ritengono, e cioè che il maestro sia concentrato sull'istruzione e sull'educazione del fanciullo secondo un alto ideale esterno a cui riferirsi, questo approccio si sviluppa al contrario, cioè assecondando i desiderata, i limiti e le incapacità dell'alunno. In altre parole si potenzia colpevolmente l'egocentrismo infantile anziché tendere ad un suo sviluppo che lo proietti verso la maturità. Sviluppando l'aspirazione ad essere considerati per la propria individuale ignoranza infantile, anziché maturare seguendo modelli alti e positivi, la pedagogia dell'attivismo del '900, attraverso la sua diffusione in Italia con Maria Montessori, trova la sua massima espressione nello slogan di Loris Malaguzzi "Il cento c'è". Qui si teorizza che il bambino contenga tutta la conoscenza in potenza pertanto non debba essere istruito, ed il maestro non debba educarlo (educere= portare fuori dall'ignoranza). Quest'ultimo quindi ricoprirebbe solamente il ruolo del "facilitatore" che, aristotelicamente parlando, attuerebbe questo bagaglio di competenze potenziali. Riconoscendosi quindi il fanciullo come primo fattore della propria educazione, l'allievo non è più destinatario dell'istruzione da parte di un soggetto esterno e migliore cui tendere e riferirsi. Da qui, una scuola che da anni tronfiamente dichiara che "L'alunno si auto istruisce e si auto valuta".
Questo fenomeno pedagogico è ulteriormente degradato da quella che io chiamo "scuola difensiva", per definire quel fenomeno secondo cui l'insegnante accidioso omette, volontariamente ed attentamente, la correzione precisa delle verifiche cui sottopone gli allievi, allo scopo di assegnare loro un voto alto. In tal modo incontra benevolmente la simpatia dei "genitori spazzaneve" a loro volta già cresciuti, nella scuola degli anni '90, "al centro" dei propri egoismi ed ambizioni. E' un cane che si morde la coda.
Tutto ciò ha, senza dubbio, numerose ripercussioni sugli stadi evolutivi successivi dell'alunno in ambito cognitivo, comportamentale, linguistico, fisico, culturale e sociale.